Reato di corruzione: cos’è e cosa si rischia
L’occasione fa l’uomo ladro: i proverbi sono antichi detti popolari è vero, ma dietro i loro detti c’è sempre un fondo di verità. Ultimamente capita spesso di pensare che nel nostro paese anche se non c’è l’occasione si fa di tutto per crearla. Sentiamo da decenni parlare di corruzione, di politici corrotti, di magistrati corrotti, di funzionari corrotti. Ma cos’è esattamente il reato di corruzione? In parole povere potremmo definirlo come l’opportunità di guadagnare soldi o di trarre dei benefici in modo illecito mentre si esercita la propria funzione. Le condanne ci sono e le pene sono molto chiare ma nonostante questo c’è comunque chi riesce a farla franca, o si nasconde dietro l’immunità politica in attesa che il reato cada in prescrizione.
Quale che sia la situazione in Italia, essere informati è il primo passo per riconoscere e eventualmente denunciare i funzionare corrotti. Vediamo insieme quando si configura il reato di corruzione e che cosa si rischia quando si viene sorpresi “con le mani nel sacco”.
Corruzione nell’esercizio della funzione
Il primo caso di cui parliamo è quello in cui un pubblico ufficiale che nell’esercizio della sua funzione riceve indebitamente denaro o altri vantaggi: il rischio è ovviamente quello di una condanna per corruzione. Non è difficile trovare un esempio: pensiamo ad un sindaco o ad un politico in generale che accetta le famigerate “mazzette” o agevolazioni di diverso tipo come biglietti, viaggi, macchine da parte di chi vuole trarre vantaggio da questo proficuo rapporto.
Cosa si rischia in questo caso? La reclusione da 1 a 6 anni. Ma non è solo il funzionario ad essere punito: stessa sorte ma con un terzo in meno tocca a coloro che lo hanno indotto a commettere reato di corruzione.
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Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio
A differenza del comportamento di cui abbiamo appena parlato, questo reato viene commesso nel momento in cui il pubblico ufficiale omette o ritarda un atto del suo ufficio oppure ne compie uno contrario al suo dovere per garantire a sé stesso una qualche utilità economica e non. Facciamo un esempio: non far pagare una multa in cambio di soldi o di regali oppure un assessore che elimina una domanda di appalto per favorire un suo amico o chi gli ha promesso qualcosa in cambio.
In questi casi la condanna è la reclusione da 6 a 10 anni. La pena può aumentare se il reato di corruzione si è perpetrato nell’assegnazione di pubblici impieghi, stipendi o pensioni. Come nel caso precedente a chi ha indotto questo tipo di corruzione tocca la stessa pena ma ridotta di un terzo.
Corruzione in atti giudiziari
Qui parliamo di una situazione seria e la pena in caso di condanna può essere molto severa. La corruzione in atti giudiziari viene commessa quando qualcuno tenta di favorire o danneggiare una parte in un processo civile, penale o amministrativo.
Ad esempio chi promette denaro a un giudice per ottenere un’assoluzione o una condanna per un’altra persona. Ma anche chi corrompe un testimone per fare in modo che durante il processo sostenga una versione concordata: in questo caso il teste verrà accusato di falsa testimonianza.
Come dicevamo le pene possono essere severe:
- da 6 a 14 anni di reclusione se il fatto provoca un’ingiusta condanna alla reclusione non superiore a 5 anni
- da 8 a 20 anni di reclusione se il fatto provoca l’ingiusta condanna alla reclusione superiore ai 5 anni o all’ergastolo
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Corruzione indiretta: l’induzione indebita
C’è un altro tipo di corruzione che potremmo definire “indiretta”: la cosiddetta induzione indebita a fare o promettere utilità. Di cosa si tratta esattamente? Commette questo reato il pubblico ufficiale che, abusando della sua posizione e dei suoi poteri, induce qualcuno altro a dare o a promettere in modo illecito vantaggi come l’ispettore che suggerisce al proprietario del locale di dare a lui dei soldi sottobanco invece di pagare le multe per le irregolarità riscontrate.
La condanna può comportare la reclusione da 6 anni a 10 anni e 6 mesi.
Quando si ha effettivamente il reato di corruzione?
Affinché sussista il reato non basta la prova della semplice consegna del regalo o del denaro, ma occorre dimostrare che questi doni avevano il solo scopo di convincere un pubblico ufficiale a tenere un comportamento contrario ai suoi doveri d’ufficio.
Sintetizzando: io posso fare un regalo al mio amico assessore perché mi sta simpatico, perché è Natale o perché mi ha prestato la macchina ma quello che non posso fare è regalargli un gioiello perché mi ha fatto vincere un appalto pubblico. Ovviamente nel caso di un regalo innocente la corruzione non esiste – anche i pubblici ufficiali compiono gli anni e possono avere amici e familiari che fanno loro dei doni. Nel secondo parliamo di corruzione vera e propria.
Quello che cambia ovviamente non è il regalo in sé ma il contesto in cui viene fatto e se questo comporta la restituzione di un favore in cambio.
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