Quali sono i rischi legali per i “leoni da tastiera”?

Sentiamo spesso parlare degli haters, anche noti come leoni da tastiera. Ma chi sono davvero? Questo termine si riferisce ad alcuni utenti del web che scrivono e commentano in modo aggressivo, violento e offensivo. Purtroppo i social, se da un lato hanno reso la comunicazione immediata e potenzialmente infinita, dall’altro hanno dato voce a persone che si sentono legittimate a esprimere la loro opinione in un modo che non avrebbero il coraggio di fare di persona.

Dove si nascondono questi impavidi critici nella realtà? L’hater per sua natura non è in grado di proporre argomentazioni e fatti a supporto delle sue tesi, anzi, spesso non le ha neanche, sa solo demolire quelle degli altri. Diffondere odio e insultare le persone è un reato, anche se lo si fa sul Web: per gli haters, i rischi legali sono tutt’altro che trascurabili. Il codice penale prevede una serie di incriminazioni per i reati commessi che di solito vanno dalla diffamazione aggravata alla sostituzione di persona, dalle minacce alle molestie e, per concludere, dall’incitamento all’odio razziale allo stalking. Vediamo cosa prevede la legge per questi reati.

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La diffamazione aggravata

L’hater nella maggior parte dei casi utilizza un linguaggio offensivo anche molto pesante: l’importante non è esprimere le sue opinioni, ma umiliare quelle degli altri. Spesso questi commenti denigratori non vanno a colpire le affermazioni dell’altro ma insultano la morale e la dignità dell’autore. Per ciò questo comportamento rientra nei parametri del reato di diffamazione. Non una semplice diffamazione, ma aggravata dall’uso di internet considerato come mezzo di pubblicità.

Cosa si può fare? Si può denunciare l’hater alla polizia postale, ai carabinieri oppure presentare un esposto alla Procura della Repubblica. La prova da produrre sarà chiaramente lo screenshot che testimonia l’avvenuta diffamazione che deve essere pubblica e leggibile da almeno due o più persone.

Per la diffamazione aggravata la pena va da sei mesi a tre anni oppure può consistere in una multa fino a 516 euro.

Le minacce

Un altro reato che l’hater può commettere facilmente anche senza rendersene conto è la minaccia. Se questo soggetto dovesse minacciare altre persone con affermazioni intimidatorie del tipo “Ti uccido”, “Ti vengo a prendere”, “Ti farò fare una brutta figura davanti a tutti” rischia una multa fino a 1.032 euro. Come per la diffamazione anche qui la vittima può difendersi con una querela accompagnata dallo screenshot delle parole incriminate.

La sostituzione di persona

Molti pensano di essere più furbi e si nascondono dietro ad account anonimi. Ma questo non li salverà: la polizia postale conosce molti semplici sistemi per scoprire l’ID di un profilo falso su un social network, risalire alla connessione internet e individuare il colpevole. Per aggiungere beffa al danno, la Cassazione ha decretato che l’utilizzo di un account anonimo costituisce il reato di sostituzione di persona nel caso questo venga usato per commettere reati o molestare gli altri utenti. La pena è la reclusione fino ad un anno.

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Il reato di molestie

Il reato di molestie consiste nell’importunare gli altri in luogo pubblico o tramite il telefono: è facile capire perché un social network possa considerarsi un luogo pubblico. Se non sta attento il nostro leone da tastiera può essere incriminato per molestie quando, anche con semplici critiche espresse in forma pacata, è diventato assillante e ripetitivo. Quando però queste molestie portano la vittima a temere per sé stessa o a cambiare le proprie abitudini per paura, scatta il reato di stalking, decisamente più grave.

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L’incitamento all’odio razziale

Cosa sono i crimini di odio? Con questo termine ci si riferisce a tutti quei reati commessi sulla base di un’intolleranza: in questi casi la vittima è colpita a causa della sua appartenenza ad un determinato gruppo: l’identità legata alla razza, all’etnia, all’origine nazionale, alla religione.

In questo senso c’è una normativa approvata il 1° marzo 2018  che punisce chi diffonde idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale, chi istiga a commettere o commette in prima persona azioni di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Questa norma vieta anche ogni organizzazione o associazione che ha lo scopo di incitare alla discriminazione o alla violenza.

I social trasmettono l’idea che tutto sia permesso, che si può dire o fare qualunque cosa, ma non è affatto così. Purtroppo su internet, come nella vita reale, bisogna prendersi le responsabilità delle proprie azioni.

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