Messaggi WhatsApp, valgono come prova in un processo?

Pensateci un attimo: quand’è stata l’ultima volta che per dire qualcosa ad un amico o a un familiare avete fatto una telefonata? Probabilmente avrete mandato un messaggio su WhatsApp, o al massimo una nota vocale. Questo, nell’ambito del Diritto fa nascere una domanda spontanea: gli sms, ma soprattutto i messaggi WhatsApp, possono valere come prova?

Immagina che, nel corso di un normale controllo da parte della polizia, un agente ti sequestri il telefono con tutte le chat e la cronologia delle chat: cosa rischieresti se nelle tue conversazioni si trovassero gli estremi per un reato? In questo articolo vogliamo fare chiarezza e rispondere a questa domanda.

La risposta della Cassazione

Una risposta affermativa a questa domanda è stata data dalla Cassazione con la sentenza n. 49016 del 2017. Bisogna tenere conto che il problema si può porre sia sotto un profilo civilistico sia sotto quello penale. Nel primo caso i messaggi WhatsApp e gli sms potrebbero dimostrare, ad esempio, l’esistenza effettiva di un contratto o di un debito non pagato. Nel secondo caso, invece, possono evidenziarsi le prove di un crimine come lo spaccio di droga, un’evasione fiscale o la diffamazione.

Il valore dei messaggi in un processo civile

Parlando di processo civile, la giurisprudenza, nonostante la sua proverbiale refrattarietà all’apertura verso nuove tecnologie, non ha proprio potuto ignorare che oggi tutte le conversazioni passano per WhatsApp. Ecco perché nel momento in cui ci sia il riscontro dell’avvenuta lettura, i messaggi WhatsApp e gli sms hanno valore di prova.

Facciamo un esempio pratico. Molti giudici hanno ritenuto valido il licenziamento comunicato tramite un messaggio sul telefono o tramite email semplice se il lavoratore lo ha impugnato: il fatto stesso di averlo impugnato è la prova evidente della presa di conoscenza del provvedimento. In questo caso la forma scritta, richiesta per la validità della cessazione del rapporto di lavoro, è decisamente rispettata. Anche nell’ambito dei rapporti tra ex coniugi le chat acquistano un valore probatorio. Basti pensare ai moltissimi tradimenti svelati proprio tramite WhatsApp.

Ovviamente la possibilità di utilizzare queste chat è vincolata alla loro trascrizione da parte di un perito di parte. Il diretto interessato non deve cancellare la cronologia dei messaggi in modo da metterla a disposizione del giudice.

Cosa succede in un processo penale

Che dire quando i reati di cui la chat può fornire prove ricadono sotto il profilo del diritto penale? Qualche anno fa, la Cassazione ha ritenuto valida la prova penale delle chat di WhatsApp custodite nello smartphone: la condizione però è che il dispositivo venga consegnato agli inquirenti per effettuare tutte le verifiche del caso. La trascrizione o la copia fotografica del materiale non ha alcun valore senza il dispositivo fisico che contiene l’originale. Quindi per riassumere, le conversazioni WhatsApp e gli sms hanno valore legale di prova in giudizio, ma solo a patto che venga consegnato il supporto fisico in cui sono contenuti. C’è da dire che molte persone sono restie a lasciare il loro smartphone, magari appena comprato, alla procura per reati minori.

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E gli screenshot delle chat su WhatsApp?

Prima di tutto dobbiamo fare una distinzione, all’apparenza scontata: lo screenshot fatto dagli inquirenti ha valore diverso rispetto a quello eseguito dalla parte in causa. I primi sono pubblici ufficiali e hanno il potere di certificare e autenticare la corrispondenza della copia con originale, una facoltà che ovviamente il privato cittadino non ha.

Per questi motivi lo screenshot prodotto in giudizio dalla parte ha valore documentale solo se non contestato dalla controparte. Bisogna tenere a mente che la contestazione non deve essere generica, la classica battuta da film “Mi oppongo, vostro onore”, ma deve avere una spiegazione chiara delle motivazioni. Ad esempio se manca una parte fondamentale del testo come il mittente o la data del messaggio.

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Se cancello la chat sono al sicuro?

Domanda classica: cosa succede se la chat viene cancellata? La prova della chat può essere acquisita in molti altri modi come ad esempio chiamando a testimoniare una persona che ne abbia letto il contenuto prima della cancellazione. Senza contare i diversi sistemi di recupero che esistono oggi.

Che valore hanno le emoticon?

Quante volte vi capita di rispondere a un messaggio con una semplice emoticon? Chiarissima per chi la riceve ma non altrettanto esplicativa in un processo. A questo proposito possiamo segnalare una interessante sentenza del tribunale di Parma che ha riconosciuto il ruolo, a volte fondamentale, delle emoticon nell’interpretazione della chat. Queste piccole faccine in molti casi potrebbero indicare meglio del testo stesso il significato del messaggio. Ad esempio una minaccia corredata da una faccina sorridente non può essere considerata seria, così come potrebbe smorzare la diffamazione o l’insulto. La presenza delle emoticon può evidenziare un tono scherzoso del messaggio e quindi stemperarlo proprio perché in molti casi l’emoticon è in grado di caratterizzare meglio la frase e l’intenzione del suo autore.

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