Legge SalvaSuicidi: la soluzione per chi è sommerso dai debiti

Sono molti anni ormai che si sente parlare di crisi economica, una congiuntura negativa che ha colpito i paesi occidentali e non solo. In Italia la situazione è stata decisamente critica negli anni scorsi: i dati sulla disoccupazione sono ancora allarmanti ma sembra che la situazione stia migliorando. Proprio per combattere questa crisi, nel 2012 il governo Monti introdusse una legge che per la sua portata sociale fu poi ribattezzata dalla stampa “salva-suicidi”: questo provvedimento consentiva, e consente tuttora, ai debitori di accordarsi con i creditori per ottenere una dilazione del pagamento. Questo vuol dire che chi si trova in difficoltà economiche estreme ha a disposizione quest’ancora di salvezza per non imboccare una strada senza uscita.

È una situazione più frequente di quanto si pensi e non colpisce solamente le piccole imprese e i privati. Basti pensare che delle legge “salva-debiti” si è tornato a parlare recentemente sulle pagine dei quotidiani in riferimento al caso dell’ex Miss Italia Cristina Chiabotto che ha chiesto e ottenuto la procedura di liquidazione prevista proprio dalla legge 3/2012. La showgirl avrebbe debiti pari a 2,5 milioni di euro.

In questo articolo vogliamo spiegarti nel dettaglio come funziona la Legge 3/2012, e far presente che quando la situazione sembra disperata una soluzione c’è.

Legge Salva-Suicidi, cos’è e come funziona

Non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore.

Questa celebre frase di Winston Churchill può riassumere in modo efficace il periodo in cui la legge salva suicidi è stata introdotta. In quei giorni molti piccoli imprenditori e padri di famiglia hanno preferito togliersi la vita piuttosto che affrontare il tracollo economico a cui sarebbero andati incontro.

Occorre però fare due precisazioni. La prima è che questa legge non si traduce in una cancellazione del debito e la seconda è che il provvedimento di cui stiamo parlando si rivolge ai privati e alle piccole imprese che non possono accedere alle procedure concorsuali come il fallimento, ad esempio. Queste persone, nel caso in cui si trovino in uno stato di sovraindebitamento, e non riescano a far fronte ai propri debiti, possono proporre ai creditori, con l’aiuto degli organismi di composizione della crisi, un accordo di ristrutturazione dei debiti sulla base di un piano che assicuri il regolare pagamento. Questo piano prevede le scadenze e le modalità di pagamento dei creditori, le garanzie per l’adempimento dei debiti, le modalità per l’eventuale liquidazione dei beni. Il testo stesso della legge è molto chiaro. Nell’articolo 7 leggiamo:

Il debitore in stato di sovraindebitamento può proporre ai creditori, con l’ausilio degli organismi di composizione della crisi […] un accordo di ristrutturazione dei debiti sulla base di un piano che assicuri il regolare pagamento dei creditori estranei all’accordo stesso, compreso l’integrale pagamento dei titolari di crediti privilegiati ai quali gli stessi non abbiano rinunciato.

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Cosa si intende per sovraindebitamento?

Abbiamo detto che solo le persone che si trovino in una situazione di sovraindebitamento possono accedere al piano offerto dalla legge salva-suicidi, ma cosa vuol dire esattamente? Per sovraindebitamento si intende:

  1. La situazione di consolidato squilibrio tra le obbligazioni assunte e il patrimonio disponibile per farvi fronte.
  2. La definitiva incapacità del debitore di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni.

Alla luce di questo possiamo dire che il sovraindebitamento fa riferimento ad una situazione di crisi economica quasi irreversibile, paragonabile, sotto certi aspetti, a quella che legittima un’impresa a fare ricorso alla procedura fallimentare.

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Stipula dell’accordo: ecco a chi rivolgersi

Come è chiaro, elaborare un documento del genere non è un’impresa semplice: ecco perché per creare l’accordo da proporre ai creditori ci si può rivolgere agli appositi organismi di composizione della crisi. Parliamo di organizzazioni costituite presso enti pubblici e tribunali, in grado di garantire un elevato livello di professionalità. Questi organismi sono iscritti in un apposito registro presso il Ministero della giustizia e di essi possono far parte professionisti appartenenti agli ordini degli avvocati, dei commercialisti ed esperti contabili e notai. Spesso la proposta di un accordo deve essere dettagliata ecco perché ricorrere a persone che hanno le competenze adeguate è il modo migliore per ottenere il miglior risultato possibile. Nel nostro studio offriamo assistenza legale e fiscale per comporre accordi di ristrutturazione dei debiti in grado di poter salvare non solo le finanze di chi li richiede ma la sua vita.

Sarà compito dell’organismo di composizione scelto verificare la veridicità dei dati contenuti nella proposta e nei documenti allegati oltre che attestare la fattibilità del piano, trasmettendo la relazione sull’accordo al giudice che, con decreto, dovrà fissare la data dell’udienza entro 60 giorni dalla presentazione del piano di rientro. I creditori in caso di accordo del debitore, dovranno accettare il piano di pagamento entro 10 giorni.

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La proposta di accordo, cosa deve fare il debitore?

Dopo essersi rivolto ai professionisti di cui parlavamo nel paragrafo precedente la persona dovrà depositare la proposta di accordo presso il tribunale della sua città di residenza. Insieme a questa proposta il debitore dovrà allegare anche l’elenco di tutti i creditori, con l’indicazione esatta delle somme dovute, dei beni oltre che l’attestazione sulla fattibilità del piano, insieme all’elenco delle spese necessarie al suo sostentamento e a quella della sua famiglia. Tutto ciò ha un duplice scopo: garantire uno stile di vita dignitoso al debitore e alla sua famiglia e nello stesso tempo rassicurare i creditori, perché anche loro hanno un’attività e una famiglia da mandare avanti.

La proposta di accordo deve prevedere la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma, anche la cessione dei redditi futuri. Possono verificarsi casi in cui i beni o i redditi del debitore non siano sufficienti a garantire la fattibilità del piano: in questa situazione la proposta deve essere sottoscritta da altre persone che ne garantiscano l’attuabilità.

È bene ricordare che non è necessario che l’accordo sia raggiunto con la totalità dei creditori: è sufficiente che siano d’accordo i creditori che rappresentano almeno il 60% dei crediti.

Non sempre parliamo di piccole imprese o liberi professionisti: i creditori possono essere anche le banche: questo accade ad esempio quando un privato ha contratto un mutuo di 100mila euro che non riesce più a pagare a causa di un’effettiva difficoltà economica, di un licenziamento o di una spesa imprevista. In questo caso la persona può proporre all’istituto una riduzione della somma. Lo stesso discorso vale per l’Agenzia delle Entrate – Riscossione che non potendo effettuare un pignoramento sulla prima casa riuscirebbe a rientrare in possesso di una parte della somma.

Non lasciare che la tua vita sia rovinata dai debiti

Quando ci si trova in una situazione del genere, senza soldi, con i creditori che bussano alla tua porta tutti i giorni, una famiglia da mandare avanti, un’attività che rischia di fallire, vedere una via d’uscita è davvero difficile. Eppure una soluzione esiste. Nel nostro studio offriamo assistenza e supporto per la stipula della proposta di accordo: faremo in modo di creare un piano di rientro sostenibile per le tue finanze e accettabile dai tuoi creditori, seguendoti in ogni fase del percorso. Tutto quello che devi fare è prenotare una consulenza gratuita nel nostro studio, al resto pensiamo noi.

 

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