Cosa rischi se intesti la casa a tua moglie dopo una separazione consensuale?
La fine di un matrimonio non è mai un’esperienza piacevole, nell’immaginario collettivo la separazione avviene con scene drammatiche e rotture insanabili. In realtà nella maggior parte dei casi si riesce a mantenere un rapporto civile e non è raro che, in caso di separazione consensuale, il marito accetti di intestare la casa all’ex moglie in cambio della rinuncia all’assegno di mantenimento. In questo tipo di accordo la donna si accontenta della proprietà immobiliare che potrà vendere o affittare in modo da ottenerne una rendita vitalizia, non avendo così bisogno del mantenimento da parte dell’ex marito.
Di recente le cose sono cambiate: una sentenza della Cassazione getta una nuova luce sulla validità di questi accordi: la moglie potrebbe, nel momento di formalizzare il divorzio, cambiare idea e chiedere anche l’assegno divorzile in aggiunta a ciò che ha già ottenuto in sede di separazione, l’intestazione della casa. Può farlo? Certo che sì.
Quindi prima di intestare la casa a tua moglie in sede di separazione consensuale è bene che tu sia informato sui rischi. In questo articolo faremo chiarezza e ti spiegheremo i dettagli.
Separazione consensuale e intestazione della casa
Come abbiamo spiegato in questo articolo, quando marito e moglie vogliono sperarsi ci sono due fasi da affrontare: la separazione e il divorzio vero e proprio. Tra la prima e il secondo non possono passare meno di 6 mesi in caso di separazione consensuale e un anno se invece la separazione viene pronunciata davanti a un giudice. Nel caso della separazione consensuale si può ricorrere direttamente al sindaco del Comune di residenza nel caso in cui, oltre all’assegno di mantenimento, non ci sia trasferimento di beni tra i coniugi. Quando, invece, c’è di mezzo il passaggio di proprietà di una casa è sempre necessario il ricorso alla negoziazione assistita degli avvocati o al tribunale.
Come dicevamo, intestare la casa all’ex coniuge – spesso la moglie, ma non sempre – è una pratica adottata come alternativa all’assegno di mantenimento. Quando l’immobile è di proprietà di uno solo dei due coniugi può essere oggetto di scambio negli accordi di separazione consensuale. Prendiamo come esempio emblematico quello di un marito benestante che decide di intestare la casa al figlio, con usufrutto alla moglie, a condizione che questa rinunci all’assegno divorzile. La donna potrà affittare la casa ricavandone così una rendita.
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E se l’ex moglie cambia idea?
Un problema su cui si è soffermata la Cassazione riguarda la natura dell’atto di donazione della casa all’ex moglie. La Giurisprudenza afferma che la cessione dell’immobile sia una forma di prestazione unica: parliamo del cosiddetto assegno una tantum previsto dalla legge. Le regole consentono di sostituire l’assegno divorzile mensile con un’unica prestazione, in denaro o di altra natura, che costituisca una sorta di rendita vitalizia. Fin qui tutto chiaro.
La sentenza n. 11504/2017 la Cassazione pone un serio ostacolo all’intestazione della casa all’ex moglie in sede di separazione. Secondo i giudici la previsione dell’assegno una tantum può avvenire solo al momento del divorzio e non alla separazione. Ogni accordo stretto prima del divorzio è nullo e ritrattabile. In sintesi la moglie, che ha già ottenuto la casa in sede di separazione, potrebbe cambiare idea e richiedere anche l’assegno all’atto del divorzio. In questo caso il marito non potrebbe in alcun modo opporsi ne avere la restituzione dell’immobile. Alla luce di questo se il marito vuole intestare la casa alla moglie o al figlio e in cambio ottenere la rinuncia all’assegno di mantenimento deve aspettare il divorzio vero e proprio per essere sicuro di tutelarsi al meglio.
In ogni caso affidarti ad un buon avvocato esperto di separazioni e divorzi è la soluzione migliore per garantirti la massima tutela e ottenere tutto quello che ti spetta di diritto. Prenota subito una consulenza gratuita nel nostro studio.
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