Coppie di fatto, cosa sono e quali diritti hanno?
Quali sono gli ingredienti giusti per vivere felicemente insieme? In realtà ne basta uno solo, è sufficiente che due persone si vogliano bene. Le formalità, la burocrazia, non sono necessarie. Però è anche vero che non si può vivere di solo amore, la vita di tutti i giorni ci mette davanti a una serie di incombenze pratiche che in qualche modo vanno affrontate. Arrivata ad un certo punto della relazione ogni coppia desidera tutelarsi, in modo che in caso di separazione, malattia o morte, l’unione che di fatto è esistita per anni venga presa in considerazione. Oggi anche le relazioni non sancite dal matrimonio possono vedere riconosciuta la loro esistenza. In questo articolo vogliamo spiegarti nel dettaglio quali sono i diritti delle coppie di fatto.
La legge Cirinnà e le nuove forme di unione riconosciuta
Dopo l’introduzione della famosa legge Cirinnà nel 2016, in Italia sono state introdotte altre due forme di unione accanto all’unica già esistente, quella del matrimonio. Oggi quindi due persone che vivono una relazione stabile hanno più possibilità: sposarsi, registrare al comune di residenza una convivenza di fatto oppure contrarre un’unione civile nel caso in cui siano persone dello stesso sesso. Ma cos’è esattamente una coppia di fatto?
La prima cosa fare è chiarire quando si può parlare di coppia di fatto. Prima del 2016 le coppie di fatto erano tutte quelle che convivevano senza aver contratto matrimonio, non essendoci altra formalizzazione possibile. Come dicevamo, con la legge Cirinnà sono state introdotte le unioni civili e le convivenze di fatto. Oggi quindi le coppie di fatto sono formate dalle persone che non solo non si sono sposate, ma non hanno nemmeno formalizzato la loro convivenza al comune di residenza. Da tutto questo deriva che allo stato attuale le coppie di fatto sono ancora sprovviste di una tutela giuridica precisa ma questo non significa che siano totalmente invisibili agli occhi dello Stato.
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Quali sono i diritti delle coppie di fatto?
Anche se la legge non prevede nulla nello specifico per le persone che vivono in questa condizione, la giurisprudenza ha comunque sviluppato degli strumenti per tutelare queste coppie.
1. Diritto di vivere nella stessa casa
Ovviamente il primo problema quando si parla di convivenza riguarda il diritto del partner di rimanere in casa anche dopo la fine della relazione. Se ad esempio l’abitazione in cui si è svolta la convivenza è di proprietà solamente di uno dei partner, al termine della relazione non è possibile cacciare di casa l’altro dall’oggi al domani.
2. Diritto di subentrare nel contratto di locazione
Se la casa in cui si è svolta la convivenza è in affitto, cosa per altro molto comune, alla morte dell’uno il convivente ha il diritto di subentrare nel contratto fino alla sua naturale scadenza.
3. Diritto all’affidamento dei figli
Quando si tratta di minori l’assunto è semplice: i rapporti tra i genitori non devono ripercuotersi negativamente sui figli. Ecco perché la legge non fa distinzione tra figli nati all’interno del matrimonio, figli nati da relazione extraconiugale o figli di persone conviventi: i bambini hanno sempre il diritto di essere mantenuti, istruiti ed educati. Questo vuol dire che i genitori hanno il diritto all’affidamento dei figli a prescindere dalle modalità loro unione.
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4. Violazione degli obblighi familiari
In alcuni casi è possibile richiedere all’ex convivente il risarcimento dei danni per violazione degli obblighi familiari. Si pensi ad esempio alla situazione in cui uno dei due non fornisca all’altro l’assistenza morale e materiale necessaria in determinate condizioni: un uomo che dopo una lunga convivenza lascia la sua compagna incinta per intraprendere un’altra relazione, abbandonandola in condizioni economiche precarie.
5. I maltrattamenti in famiglia costituiscono sempre reato
Tra i diritti di un qualsiasi convivente, e in generale di una qualunque persone, c’è sicuramente quello di essere rispettato e, soprattutto, non maltrattato dal partner, né fisicamente né psicologicamente. Il reato di maltrattamenti in famiglia esiste non solo nel caso di una coppia sposata ma, più in generale, per ogni tipo di convivenza: il Codice penale sancisce chiaramente che chiunque maltratti una persona della famiglia o una persona sottoposta alla sua autorità e tutela è punito con la reclusione da due a sei anni.
Far valere i propri diritti quando c’è di mezzo una separazione non è mai facile, soprattutto nei casi in cui la giurisprudenza non prevede leggi specifiche. Ecco perché, mai come in questi casi, la soluzione migliore è affidarti a un avvocato esperto di diritto di Famiglia per ottenere quello che ti spetta e continuare con la tua vita. Prenota ora una consulenza gratuita nel nostro studio.
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