Mobbing sul lavoro: cos’è e come difendersi
Spesso sentiamo parlare di mobbing sul lavoro: ma cosa vuol dire esattamente? Il significato letterale del termine indica una condotta aggressiva e persecutoria nei confronti del dipendente con lo scopo di causarne le dimissioni volontarie. Uno dei problemi maggiori di questa situazione è riuscire a distinguere il mobbing vero e proprio da un comportamento corretto del datore di lavoro che per legge gli consente di punire le condotte illecite del lavoratore. È proprio sul confine di questo potere di sanzione che si posizione il mobbing. Vediamo di fare chiarezza.
Cos’è il mobbing e come fare a riconoscerlo?
La legge non usa mai la parola “mobbing”, viene utilizzata solo dalla giurisprudenza per definire una situazione in cui il datore di lavoro reiteri una serie di comportamenti che hanno uno scopo vessatorio nei confronti del dipendente. Ecco perché non esiste un atto che si può ricondurre tipicamente al mobbing.
Ormai questo termine è entrato nell’uso comune per definire appunto l’attacco che il lavoratore subisce nell’ambiente di lavoro, da parte dei suoi superiori ma anche degli stessi colleghi, attuato attraverso una serie di comportamenti che presi singolarmente non hanno alcun che di illecito: rimproveri verbali, procedimenti disciplinari, trasferimenti, modifica delle mansioni, modifica degli orari di lavoro, diniego di ferie e permessi e via dicendo.
Per questo motivo non sempre è facile riconoscere il mobbing e distinguerlo dal normale potere disciplinare del datore o dalla singola condotta illecita. Ma ci sono dei comportamenti che possono fungere da segnale di allarme:
- L’attribuzione di nuove mansioni di livello inferiore rispetto a quelle precedenti
- La privazione totale di ogni mansione
- L’abuso del potere disciplinare, con l’adozione di una serie di sanzioni ingiustificate
Mobbing verticale e orizzontale
L’autore del mobbing, non è, come abbiamo detto, solamente il datore di lavoro o il superiore gerarchico: questa situazione può essere causata anche da uno o più colleghi nella stessa posizione gerarchica della vittima. Ecco perché si parla rispettivamente di mobbing verticale e di mobbing orizzontale.
Esiste anche, nonostante sia più raro, il così detto mobbing ascendente: più lavoratori che si coalizzano contro il proprio datore di lavoro o contro il superiore gerarchico, con comportamenti che arrecano danno alla persona e spesso anche all’azienda.
Come si distingue il mobbing dalla semplice sanzione disciplinare?
La sanzione disciplinare rientra perfettamente nei mezzi che un datore di lavoro ha a disposizione per richiamare i dipendenti che non rispettano quello che il contratto prevede o il regolamento aziendale. Quello che però un datore di lavoro non può fare è utilizzare questo strumento come scusa per mobbizzare il dipendente.
Al tempo stesso per poter parlare di mobbing è necessario che la frequenza e l’intensità dei provvedimenti disciplinari superi il limite definito dalla legge. Indicativamente, il datore di lavoro dovrebbe evitare di ricorrere a provvedimenti per più di una volta al mese nell’arco di un semestre, scongiurando così la condizione indispensabile della sistematicità delle condotte persecutorie del mobbing.
Cosa puoi fare se sei vittima di mobbing?
Il dipendente mobbizzato può rivolgersi al giudice del lavoro per chiedere che venga ordinato al proprio datore di lavoro di cessare questo comportamento. Si può anche chiedere un risarcimento per i danni subiti, che di solito sono di natura psicofisica: un infarto, insonnia, depressione e ansia cronica ad esempio.
Il datore di lavoro è ritenuto responsabile nei confronti del lavoratore vittima di mobbing per il danno biologico, morale, esistenziale e alla professionalità subito da quest’ultimo in conseguenza del suo comportamento. Ovviamente per poter ottenere il risarcimento del danno biologico sarà necessaria una valutazione medico-legale che attesti l’effettivo danno alla salute e il grado dell’invalidità temporanea o permanente subita dal dipendente.
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La cosa più importante in ogni caso è non rimanere in silenzio: il mobbing è una condizione che può essere combattuta e soprattutto si può fare in modo che chi ne è responsabile paghi.
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