Clienti che non pagano: ecco come tutelarsi
Sei un libero professionista o un imprenditore? Allora sicuramente avrai avuto a che fare con il recupero crediti. Non stiamo esagerando nell’affermare che uno dei più grossi problemi dell’economia italiana è legato ai tempi e ai modi di recupero dei crediti. È un circolo vizioso: se la giustizia è lenta, è difficile riavere i propri soldi ed è difficile fare impresa, se è difficile fare impresa, non si crea reddito, se non si crea reddito l’economia non gira. Questo è uno dei motivi per cui nelle agende degli ultimi governi c’è sempre l’intenzione di avviare una seria riforma del processo civile, per velocizzare un sistema lungo e inutilmente costoso.
Il problema del recupero crediti è molto più complicato e radicato, se non addirittura culturale e van ben oltre la questione del processo: quello che è fondamentale è tutelarsi in anticipo per poi mettere il debitore alle strette, avendo la Legge dalla propria parte. Detto questo, la domanda che nasce spontanea è: come tutelarsi dai clienti che non pagano? È un interrogativo che assilla molti, dal professionista, al lavoratore autonomo freelance, alla piccola partita Iva con una ditta individuale, ma anche società di grandi dimensioni.
Le strategie preventive posso sicuramente servire ma qualora si rivelino non efficaci la soluzione migliore è rivolgersi ad un professionista esperto nel settore del recupero crediti: ecco perché nel nostro studio forniamo assistenza completa in ogni fase del percorso. Ma vediamo quali sono gli strumenti a cui si può ricorrere per tutelarsi in anticipo cercando di evitare situazioni spiacevoli.
Avere una prova scritta del credito può risolvere molti problemi
Può sembrare banale ma spesso il problema principale del creditore è la prova del proprio credito. Prova che, è vero, non deve essere necessariamente scritta, ma che, proprio per questo, è più difficile da reperire dopo molto tempo.
I contratti possono concludersi anche verbalmente e potrebbe non esserci alcuna traccia documentale, ma la legge accorda un binario preferenziale ai creditori che dispongono di una prova scritta. Con in mano questa si può richiedere in tribunale un decreto ingiuntivo. Il decreto ingiuntivo viene emesso a semplice richiesta del creditore, senza bisogno della citazione al debitore che ne verrà a conoscenza solo con la notifica del provvedimento del tribunale.
Quali sono queste prove scritte? L’elenco ne comprende diverse: dai contratti agli ordini, dall’accettazione del preventivo alla semplice fattura emessa dal venditore. Che dire allora delle email? Nell’ultimo decennio gli scambi commerciali e gli incarichi professionali vengono conferiti telematicamente ed è bene sapere che l’email ordinaria non ha valore di documento se contestata, dinanzi al giudice, dalla controparte. Ecco perché è sempre meglio comunicare con fax o con posta elettronica certificata.
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È sempre bene avere un testimone
Quando non si firma un contratto scritto, è sempre meglio che gli accordi avvengano in presenza di terzi che possano testimoniare e confermare l’esecuzione del contratto. Il testimone non è certo la migliore prova che si possa avere: è labile e volubile, risente del tempo e delle amicizie. Ecco perché bisognerebbe sempre avere i documenti a portata di mano.
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Registrazione delle conversazioni, quando è lecita?
Facciamo una precisazione: le registrazioni di conversazioni avvenute all’insaputa degli altri e in luoghi “neutri” cioè non a casa della persona in questione o a lavoro, sono lecite e possono essere utilizzate come prova anche in un eventuale giudizio di recupero crediti. Ecco perché, nel caso non ci sia un contratto o un testimone, ti basterà prendere il cellulare e aprire l’app del registratore vocale.
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La doppia firma del contratto
Il problema principale del recupero crediti è collegato alla “nullatenenza” del debitore. Se questi non ha alcun bene intestato, difficilmente subirà le conseguenze della proprio debito. Ecco perché avere un secondo soggetto contro cui rivalersi può essere una buona idea e il modo per ottenerlo è la doppia firma del contratto. C’è in più anche la possibilità di ricorrere alla fideiussione: il garante è un terzo che si impegna – questa volta firmando un contratto differente – a pagare se il debitore principale non lo farà spontaneamente.
Acconti e cauzioni per ridurre il rischio
Sembra scontato dire che acconti, caparre e cauzioni possono ridurre il rischio di insolvenza. Farsi pagare in anticipo non deve essere considerato un gesto di debolezza, anzi: solo chi è sicuro del fatto suo e sa che il cliente resterà soddisfatto si fa dare un significativo acconto. In qualche modo è un’attestazione di professionalità.
Queste sono semplici strategie da adottare per evitare problemi o anche solo per limitare i danni, ma non sempre funzionano. Quando non riesci in alcun modo a recuperare i tuoi soldi rivolgiti a noi. I nostri avvocati esperti nel settore del recupero crediti sapranno come far valere i tuoi diritti e farti ottenere tutto quello che ti spetta. Prenota ora una consulenza gratuita nel nostro studio.